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Il segmento testuale La madre è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 226Entità Multimediali , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 607

Brano: [...]ussia l’influenza rivoluzionaria dell’opera di Gorkij è stata notevole. Dai suoi libri, tradotti in tutto il mondo, milioni di lettori hanno potuto conoscere le sofferenze dei poveri nella società russa zarista, trovandovi un rispecchiamento della miseria e delle angustie di tutti gli sfruttati e di tutti gli oppressi: « Vania », « Schiavi », « Nella steppa », « In prigione », « Il padrone », « I bassifondi », « La mia infanzia », « La spia », « La madre » e tante altre sue opere hanno acquistato un valore universale in Europa, in America, in Asia. Dopo il

1917, la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre gli aprì in patria un immenso campo dazione ed egli divenne una forza motrice della mobilitazione culturale di massa che accompagnò l’edificazione della società sovietica.

Anche in Italia i suoi libri sono stati tra i più letti, specialmente negli anni della dittatura fascista. Non vi era allora detenuto politico o confinato antifascista che non conoscesse le opere di Gorkij. « La spia » e « La madre »* furono, per molti giovani, testi di [...]

[...]il

1917, la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre gli aprì in patria un immenso campo dazione ed egli divenne una forza motrice della mobilitazione culturale di massa che accompagnò l’edificazione della società sovietica.

Anche in Italia i suoi libri sono stati tra i più letti, specialmente negli anni della dittatura fascista. Non vi era allora detenuto politico o confinato antifascista che non conoscesse le opere di Gorkij. « La spia » e « La madre »* furono, per molti giovani, testi di vera e propria iniziazione politica, capaci di indurli a scegliere la strada delia lotta contro il fascismo, a vincere pessimismo e scoraggiamento e a credere nella forza del popolo.

Le opere complete di Gorkij sono state pubblicate in Italia dagli Editori Riuniti (Roma 195762).

Il 28.11.1935, pochi mesi prima di morire, Gorkij scriveva a Surkov, in vista del Congresso deM’Unione degli Scrittori sovietici, una lettera aspramente polemica nei confronti della poesia russa del tempo:

« Noi viviamo tranquillamente, in una tranquillità che non è buon[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 658

Brano: [...]eggiate (Premio Città di Bologna), Valperga e alcune altre commedie in vernacolo. Tra i romanzi: I poveri fanno la storia e Le Trombe degli angeli (Premio Città di Bari). Ha scritto anche La coscienza in pace, autobiografia politica che è al tempo stesso interessante raccolta di note su avvenimenti della storia del socialismo italiano.

Greppi, Mario

N. a Milano il 26.6.1920, ivi caduto il 23.8.1944; studente.

Dal padre Antonio (v.) e dalla madre Bianca Mazzoni ricevette l’insegnamento che lo portò giovanissimo a militare nell'antifascismo e poi nella lotta di liberazione. Partigiano dell’8a Brigata Matteotti, incaricato del collegamento tra il Comando generale e le formazioni operanti nella valle Cusio (Nova

ra) e nell'Ossola, il 21.8.1944 scese a Milano latore di documenti segreti per il Comando generale delle « Matteotti ». Cadde in un’imboscata tesa dai fascisti in piazza Piola.

L'imboscata

Mario Greppi aveva appena ricevuto un pacco di giornali clandestini da un compagno, che venne fermato da due agenti della squadra pol[...]

[...](Incolumità dei passeggeri e per le conseguenze che potevano derivare al tranviere (il quale, incurante della sparatoria, aveva accelerato l'andatura), fatti pochi metri Mario saltò a terra. Un giovane brigatista che si trovava sul posto gli sparò addosso, ferendolo mortalmente, proprio davanti all'abitazione del Greppi, in via San Michele sul Carso. Raccolto esanime, con un polmone perforato,

Mario Greppi

Mario sopravvisse un solo giorno. La madre, accorsa dalla Svizzera appena appresa la notizia, non fece in tempo a vederlo vivo.

GressoneylaTrinité

Comune della Valle d'Aosta (v.) con circa 200 abitanti e a 1.624 m s.l.m., all'imbocco della vallata omonima (detta anche valle del Lys) ai piedi del Monte Rosa, durante la Guerra di liberazione fu teatro di intensa attività partigiana. Nell’estate 1944 formazioni valdostane e biellesi studiarono un'azione concomitante per liberare la valle dall’occupazione nazifascista e crearvi una « zona libera ».

il piano di attacco

L’operazione, venne preparata in una riunione tenuta il 17.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 237

Brano: [...]oguerra a trent’anni dalla Corte d’assise di Ferrara, si diede alla latitanza e morì a Roma, prima della revisione del processo; Franz Pagliani, giudicatoa Perugia, poi rimesso in libertà, esercita tuttora la professione medica in quella città;' Nicola Furlotti, condannato a morte nel dopoguerra e successivamente amnistiato, è diventato un esponente del Movimento sociale italiano a Messina ed ha venduto alla stampa a rotocalco le sue memorie.

La madre di una delle vittime, del giovane manovale Cinzio Belletti, riceve invece una pensione di 14.000 lire mensili che arrotonda eseguendo modesti lavori di pulizia.

Bibliografia: Prero Calamandrei, Uomini e città della Resistenza, Bari, 1955; A.N.P.I. Provinciale, Ferrara partigiana, 1951; La Comunità israelitica di Ferrara in memoria dei propri martiri, Ferrara, 1951; Città di Ferrara 15 novembre, a cura del Comune di Ferrara, 1962.

All'eccidio di Castello Estense si ispira il film La lunga notte del '43 del regista Florestano Vancini, tratto da un racconto di Giorgio Bassani {Le storie f[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 453

Brano: [...]ista e attivo antifascista, fu più volte arrestato durante la dittatura.

Dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guèrra di liberazione nazionale, tra gli organizzatori della Resistenza a Firenze. Audace comandante di

G.A.P., fu catturato e fucilato nel giugno 1944.

Carboni, Giacomo

N. a Reggio Emilia il 29.4.1889 da nobile famiglia di origine sarda. Il padre, ufficiale di carriera, era stato mazziniano e volontario dell’esercito piemontese. La madre era figlia dell’eroe garibaldino Michele Longinotti. Laureatosi in giurisprudenza dopo aver studiato per quattro anni medicina, frequentò l’Accademia militare di Modena e ne uscì sottotenente degli alpini nel 1912. Volontario nella guerra di Libia, ebbe qui la prima promozione per merito di guerra. Capitano nella guerra 191518, fu promosso sul campo e decorato con l’ordine militare di Savoia. La guerra etiopica lo ebbe al centro di riservata missione in rapporto con la sostituzione di De Bono (v.) dal comando delle operazioni, al termine della quale passò dal grado di tenente colonnello a que[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 567

Brano: [...] (si veda L. Longo, I centri dirigenti del P.C.I. nella Resistenza, Roma 1973, pag. 494).

Nell’aprile del 1945 diresse a Cremona l’insurrezione che portò alla liberazione di questa città.

Nel dopoguerra, dopo aver svolto attività di partito in Sardegna e in Lombardia, operò alla direzione della Camera del lavoro di Milano. Successivamente fu nominato direttore generale dell’I.N.C.A., incarico che ricoprì per oltre vent’anni.

Antonietta, la madre

« Mirabile figura di madre », come scriverà Giorgio Amendola, « che ricorda ai compagni la ” Madre ” di Gorki », quando Antonietta Marturano Pintor seppe che suo figlio Carlo era a Parigi ammalato, corse ad assisterlo. A Parigi, ebbe modo di partecipare alla grande esperienza del Fronte Popolare francese, militando nel Partito comunista, studiando e preparandosi. Avrebbe poi voluto seguire suo figlio nell’U.R.S.S., ma allorché Luigi Longo le prospettò l’utilità della sua presenza in Italia, non esitò a rientrare in patria per eseguire i pericolosi compiti affidatile dal Partito.

In succ[...]

[...]uire l’esempio dei figli, attivi nella Resistenza. Sergio, tornato dal carcere, era accorso nelle file partigiane. Giovanna, trasferitasi a Roma per raggiungere il marito tornato dal confino, già operava a Roma come partigiana (sarà decorata di croce di guerra) e tra le dirigenti dei « Gruppi di difesa della donna » (v. Donne nella Resistenza) nei quartieri popolari della Capitale, in una attività di massa che praticamente non ha mai cessato.

La madre non poteva non partecipare alla nuova fase della lotta come valida collaboratrice, unitamente all’altra figlia Giuliana che viveva con lei a Milano. Malgrado avesse una bimba in tenerissima età e il marito Ennio Giunti deportato in Germania come ufficiale rifiutatosi di collaborare coi nazisti, Giuliana restò sempre vicina alla madre per assisterla e condividere i rischi dell'attività resistenziale.

Finita la guerra e quando finalmente sembrava avviato a concludersi anche il calvario dei Marturano Pintor, il più luttuoso evento colpì la famiglia: proprio negli ultimi giorni dell’aprile 1945, su delazione di un kapò fascista, Ennio Giunti fu, a 29 anni, barbaramente assassinato dai nazisti.

Bibliografia: I compagni', prefazione di Giorgio Amendola, Roma 1972.

Marty, André

N. a Perpignano il 6.11.1886, m. nel 1955; dirigente comunista francese. Figlio di un comunardo, entrò giovanissimo nella marina militare e n[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 299

Brano: [...] finta fucilazione, quindi seviziati a sangue.

I fascisti si portarono poi nella villa dell’anziano Federico Cialfi, proprietario della tenuta in cui si trovava la grotta in questione, e lo arrestarono, come catturarono alcuni contadini, tutti considerati colpevoli di aver aiutato prigionieri di guerra angloamericani. Anche i contadini vennero torturati.

La porta di casa dei Zuccherofino venne sfondata con scariche di mitra e bombe a mano. La madre dei Zuccherofino, sofferente di cuore, presa dallo spavento morì sull’istante. La sorella dei Zuccherofino, priva di padre perché deceduto, e con la madre morta sul pavimento, supplicò i fascisti di non portarle via i fratelli, ma si sentì rispondere che se non la smetteva di supplicare avrebbero portato via anche lei.

I sette martiri orvietani

Nel mese di marzo la situazione politicomilitare dei nazifascisti era molto peggiorata e aumentarono le diserzioni. Nelle carceri di Orvieto vennero rinchiusi oltre 50 fra giovani disertori e soldati della milizia territoriale che si erano rifiutati di prendere parte a un rastrellamento di partigiani nella zona di Arrone, distante un centinaio di chilometri da Orvieto.

Per tamponare le diserzion[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 464

Brano: [...]Il 12.8.1944 una pattuglia scesa a Caldiero Veronese per giustiziare o catturare il maggiore Ciro Di Carlo, comandante del 40° Battaglione Mobile della G.N.R., dopo aver vanamente atteso l'ufficiale aveva prelevato dall’abitazione di questi il figlio sedicenne e l’attendente. Proposito del capopattuglia partigiano era di scambiare i due sequestrati con i famigliari di Marozin presi in ostaggio dai nazisti: la figlia (che aveva meno di due anni), la madre, la sorella e

il fratello. Immediatamente il cappellano del 40° don Gildo Cbvili e il segretario del Vescovo di Verona arrivarono al Comando della « Pasubio » per iniziare le trattative e, con altrettanta prontezza, Marozin consegnò ai due sacerdoti il ragazzo e il soldato senza porre alcuna condizione. Vale la pena di segnalare che, già al rientro della pattuglia al Distaccamento Comando, Marozin aveva deciso di rilasciare i due ostaggi, dichiarando: « Non possiamo essere come loro ».

La piccola Vera, figlia di Marozin, sarà liberata nell’ottobre successivo con un colpo di mano compiut[...]

[...]i mano compiuto in Verona da Ciccio, Brespa (Ottorino Rovelli) e Varco (Ferruccio Boschiavo). Parteciperanno attivamente all’operazione due sottufficiali tedeschi unitisi ai partigiani (Karl e Hans, non identificati). Questi due ultimi verranno successivamente catturati dai nazifascisti, durante la caccia ai nuclei dispersi della « Pasubio », distrutta in settembre, e saranno impiccati: l’uno a Velo Veronese, l’altro a Pasquali di Crespadoro.

La madre e la sorella di Marozin, internate nel lager di Bolzano, torneranno a casa nel maggio 1945, mentre il fratello, deportato in Germania, scomparirà nei campi di sterminio.

Colpito dal gesto di Marozin, il maggiore Di Carlo rilasciò a sua volta alcuni ostaggi e chiese di incontrare il Comando della « Pasubio ». Da qui gli accennati « contatti col nemico ». Questi si concretizzarono il 21 agosto, durante un incontro nel quale, secondo il verbale steso da Turiddu (Angelo De Stefani), tra l’altro si disse: « Il Magg. Di Carlo espone chiaramente la sua fede fascista e la sua devozione all’alleato[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 115

Brano: [...]olpirlo ripetutamente con un bastone su di ginocchio fino a farglielo gonfiare e a strappargli filo per filo i baffetti (V. n. 10). Il Bertelli Ademaro che era milite di guardia alle celle in via Bolognese al servizio delle SS tedesche, ebbe a dire al Bani Garibaldo che i detenuti li prendevano dalle celle che camminavano da sé e dopo gli interrogatori li riportavano nelle celle o sostenendoli a braccia o in barella in uno stato irriconoscibile. La madre del Bani Pilade in una delle poche volte che andò a trovare il figlio alle SS lo vide in tale stato che non lo riconosceva a causa del viso pesto e deformato per le sevizie inflittegli. Per i fatti sopra esposti debbono essere rinviati a giudizio il Cruicchi Arnolfo, l’Innocenti Silvano ed il Lisi Alfredo.

115



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 87

Brano: [...]ta, piccola, fresca nel suo giubbetto largo che tuttavia non nascondeva l’ingobbimento degli anni, una gran testa di morbidi capelli bianchi, una vasta fronte pallida, occhi penetranti e vivaci malgrado le palpebre arrossate, simili a ferite, la mamma di Rita ci guardava ironica.

“ E chi la farà la guerra ai tedeschi? E

con quali armi? ”.

Rita sedette tranquilla dicendo: “ Ce le daranno gli alleati, Badoglio avrà tutto organizzato ”.

La madre rispose qualche cosa di molto definitivo sui generali e non risparmiò neppure i colonnelli...

[da: Maria Luigia Guaita, La guerra finisce, la guerra continua, Firenze, La Nuova Italia]

... I quarantacinque giorni di Badoglio sono intensamente occupati dalla riorganizzazione del Partito ex nella sua mobilitazione per renderlo capace di spingere le masse popolari a scendere in piazza per reclamare la fine della guerra. I contatti fra gli antifascisti, che prima del 25 luglio si tenevano saltuariamente in casa Pieraccini ed ai quali per noi inizialmente partecipava il compagno dott. Renato[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 439

Brano: [...]e figli Ludovico e Assunto, sotto l’imputazione di avere indotto il giovanissimo Anteo a compiere l’attentato contro il “duce”.

Dopo quasi un anno di lavoro, il

26.8.1927 la Sezione istruttoria chiese un supplemento di indagini e, finalmente, il 23.8.1928 deferì al Tribunale speciale Mammolo Zamboni, la quarantenne Virginia Tabarroni e il diciottenne Ludovico per « attentato a Mussolini, complicità in attentato e omessa denuncia di armi ». La madre di Anteo e l’altro suo fratello Assunto, come pure 4 nuovi coimputati (Emo Lenti, Elda Beldberger, Guido Villi, Margherita Villi), furono tutti prosciolti in istruttoria con un « non luogo a procedere ».

Il processo, presieduto da Guido Cristini con relatore Pietro Lanari, si concluse il 7.9.1928 con due con

La famiglia Zamboni al completo. Anteo è al centro, in prima fila, fra la madre Viola Tabarroni e il fratello Assunto. In seconda fila, da sinistra: Ludovico, Virginia Tabarroni e Mammolo Zamboni

danne a 30 anni di reclusione per Mammolo Zamboni e Virginia Tabarroni, e con l’assoluzione per Ludovico Zamboni (al quale furono peraltro inflitti, pochi giorni più tardi, 5 anni di confino). Gli imputati furono riconosciuti colpevoli di « concerto in attentato, preparazione alla guerra civile e mancato omicidio premeditato nei confronti del capo del governo ».

L’avvocato antifascista Roberto Vighi (v.), difensore degli imputati, presentò un’ampia e documentata memoria ch[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La madre, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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